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Antonio Gerundino racconta la "sua" Amendolara


Antonio Gerundino racconta la "sua" Amendolara

La città che l'autore racconta nel suo Economia, Società e Demografia di Amendolara nel Catasto Onciario del 1752 (Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza 2010) è fervida di vita. Con la sua vitalità emerge dalle cifre anche l'anima. L'autore è uno di quegli studiosi che ha trasformato la sua passione per la ricerca delle radici in uno strumento di trasmissione della cultura e della memoria.
Amendolara è una piccola città dell'Alto Jonio Cosentino che si estende per un ampio territorio dai monti del bosco di Straface fino al mare. Il Paese, che guarda il mare sul cui litorale è sorta e si è sviluppata la Marina, è sull'altura dove rimane arroccato quello che resta del centro storico. Qui, oltre ai guasti della "modernità", è lo sgretolamento della montagna che si sta portando via le antiche memorie. È cosa assolutamente normale qui trovare reperti archeologici antichissimi anche soltanto rivoltando la terra per la semina, oppure camminando, magari a piedi nudi, sulle zolle morbide fresche di aratro. Risalgono infatti agli Enotri (età del bronzo) i reperti più antichi ed è in località San Nicola che Epeo, mitico costruttore del cavallo di Troia, avrebbe fondato la città greca di Lagaria nel VI secolo a.C. Nel mare di fronte alla Marina, a pochi chilometri dalla costa si trova la Secca di Amendolara, un lembo di terra sommerso dal mare che secondo autorevoli studiosi sarebbe la mitica isola di Ogigia, dove, ospite della ninfa Calipso, avrebbe soggiornato Ulisse per oltre otto anni. Di questa ricchezza esistono splendide testimonianze nel bellissimo Museo Archeologico Statale intitolato a Vincenzo LAVIOLA, medico, studioso e appassionato di archeologia che ha donato alla città una ricchissima e preziosa collezione di reperti; tanto più preziosa perché ognuno di essi è inserito in mappe e percorsi che "raccontano" storie che si perdono nel mito e nella leggenda.
Vincenzo LAVIOLA è uno di quei personaggi di Amendolara che, oltre alla ricchezza dei reperti archeologici, ha lasciato alla città un patrimonio di cultura. Sulla scia dell'illustre studioso c'è Antonio GERUNDINO, che, ovviamente, nella prima parte del suo corposo e accuratissimo lavoro, fa omaggio al suo concittadino, inserendolo fra i personaggi che hanno reso famoso il nome della città.
È come se l'aria e il vento dei boschi di Straface e della marina amendolarese fossero impregnati di sostanze atte a destare il gusto della ricerca storica minuziosa e certosina in quei nativi della città che più degli altri ne subiscono il fascino e per questa ragione provano a raccontarne la storia.
"Con la pubblicazione di Economia, Società e Demografia di Amendolara nel Catasto Onciario del 1752, l'autore Antonio Gerundino offre alla lettura e alla fruizione dei suoi concittadini, e non, un'opera certosina e composita di particolare e significativa pregnanza storica. … All'autore, profondo conoscitore e amante della storia del natio loco, non sfugge alcun dato, di cui ne vuole evidenziare sempre più esatta e scientificamente ineccepibile ogni sfumatura" si legge nella prefazione di Mario SPIZZIRRI, Commissario Straordinario per la Storia del Risorgimento Italiano per la Provincia di Cosenza. E, ancora, nella presentazione del Prof. Giovanni MAZZEI: "Gerundino si colloca nel filone che nell'Alto Jonio Cosentino sta interpretando, con esigenza nuova, nuova metodologia, il fare storia, secondo la sensibilità della storiografia degli Annales della scuola francese. … I vari capitoli, di estremo rigore nella ricerca storica, ed espressi con chiarezza, narrano, nel tempo e nel distendersi del quotidiano, la vicenda corale del popolo di Amendolara, consentendo all'autore di poter dedurre conclusioni e dare suggerimenti per restare radicati nel passato, da cui trarre consapevolezza del vivere e forza per il futuro".
La storia di Amendolara, che emerge da questo particolarissimo "racconto" di Gerundino, non è né astratta né generica, né tantomeno arida o distante. È quella reale e concretissima che risulta dai documenti che sono normalmente prodotti oltre che per ragioni di conoscenza e statistiche di una comunità, per organizzarne e regolarne la vita sociale ed economica, come è appunto per quelli cercati, raccolti, consultati, comparati e poi sviluppati nei vari capitoli del libro in una sintesi organica razionale (ricchissima la bibliografia e l'elenco delle fonti citate nel volume).
Nel suo libro Antonio GERUNDINO, a partire dal Catasto Onciario del 1752 (i documenti di un Catasto sono quanto di meno "letterario" si possa immaginare), ha tratto una "storia" di Amendolara fatta di spaccati di vita che vibrano di vitalità, brulicano di persone, hanno il profumo del pane appena fatto e delle antiche cose della campagna, risuonano delle voci dei suoi bracciali e massari, sartori e scarpari, ferrari, forgiari e pignatari. Tutta gente a cui fanno da corollario i Galantuomini, cioè i benestanti, e i Bonatenenti laici, ovvero i proprietari di beni - case, terreni, masserie, … - che si trovano ad Amendolara e che però vivono altrove. Ruotano attorno affaccendati i Professionisti - dottori, avvocati, giudici, notai, farmacisti - in buon numero: 13 su una popolazione residente complessiva di 665 abitanti. E, intanto, dalle case proviene il brusìo delle donne, casalinghe e anche coadiuvanti nel lavoro dei campi, e dei ragazzi.
Questo libro conduce per mano il lettore non solo per le strade, le chiese, gli uffici e le zone rurali e boschive della città alla scoperta della storia, del modo di essere e del vivere quotidiano di una comunità, ma ha il pregio di suscitare in chi legge quella curiosità per il singolo, la sua famiglia, i suoi beni, i suoi affari, perfino le sue vicende personali, che è tipica di un qualsiasi rapporto di buon vicinato. Infatti, la seconda parte del libro, Trascrizione dell'Onciario, si legge come se si "spiasse" da una finestra di un grande condominio all'interno di tante altre finestre alla scoperta di storie famigliari e personali, che emergono in trasparenza dalle descrizioni e dai dati dell'Onciario, diventandone emotivamente partecipi. Dove la partecipazione emotiva è favorita dal linguaggio, che è chiaro e scorrevole, e dalla grafica usata per il testo.
Altra perla di questo encomiabile lavoro è, infatti, la grafica che, insieme alle numerosissime tabelle e istogrammi, alle mappe geografiche e catastali e alle foto - molte delle quali interessantissime foto d'epoca - lo rendono, oltre che molto gradevole da leggere, prezioso strumento di ricerca di facilissima consultazione.
L'autore ha il merito di avere imbastito in questo lavoro una storia di Amendolara che, a partire dal particolare e dai dati di un documento molto specifico e riferito a un tempo altrettanto specifico, diventa però "La Storia" di una comunità vista, osservata e vissuta in un contesto storico, sociale, economico e culturale molto più ampio del territorio amendolarese. Una storia che, a guardarla attentamente in filigrana, da una parte si aggancia a vicende e condizioni di un passato anteriore che è ben evidenziato nei dati e nelle note dell'Onciario, dall'altra si proietta con continuità nel futuro ben oltre quel 1752 a cui il documento si riferisce; un futuro che, poi, il lettore di oggi percepisce come il tempo appena trascorso e quello presente.
Una lettura attenta e direi anche leggera e divertita di questo lavoro ci offre oggi spunti di rifles-sione non solo su Amendolara, la sua gente e il suo essere sociale, economico e anche culturale, intorno alla metà del XVIII secolo, ma anche sulle nostre origini, su ciò che siamo diventati. E, in ultima analisi, offre spunti di riflessione per immaginare dove ci stiamo dirigendo e come.
Che dire dell'autore oltre ciò che già è stato scritto di lui nella prefazione e introduzione al libro? Ha certamente il gusto della ricerca. Certamente, l'amore per la sua terra ha l'intensità di quello di una madre per i suoi figli. Traspare dalla scelta delle annotazioni - numerosissime a fondo pagina - una forte sensibilità e propensione didattica nel senso nobile di attitudine a comunicare le proprie conoscenze e capacità di farlo con competenza e chiarezza. Inoltre, dopo una vita trascorsa da tecnico Telecom esperto in progettazione e realizzazione di impianti telefonici, la sua dedizione alla ricerca storica e alla scrittura di documenti di interesse storico/linguistico (ha in lavorazione un Dizionario Etimologico Dialettale di Amendolara, con inclusa grammatica), ne fa uno di quei moderni cultori della storia, delle tradizioni, delle conoscenze e della cultura di una regione di cui c'è grande bisogno, perché l'intera cultura e l'identità stessa di questo paese non vengano spazzate via come un cumulo di inutili macerie.

Tratto da Le Radici del Futuro, la rivista di Politica Domani (diretta dalla Prof.ssa Maria Mezzina).



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